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«Si va a periodi. C'è stato un periodo in cui volevo essere accondiscendente, più o meno con tutti. Mi ero fatto l'idea di essere troppo chiuso, sia socialmente sia culturalmente, le due cose tra l'altro sono disgustosamente collegate. Così, meno nell'arte, molto nella vita (sappiamo già quanto sia auspicabile che le due cose siano disgustosamente collegate, necessariamente, pervicacemente ma disgustosamente collegate), mi feci alfiere di aperture straordinarie verso tutto e tutti. Giunsi ad apprezzare perfino qualche gruppo indie rock. Per fortuna quel periodo è finito [...] Parlerò di cose che mi piacciono e soprattutto di cose che non mi piacciono proponendo una parzialissima verità che mi tengo in tasca e accarezzo, come un corno, appassionatamente.» Così iniziava una mia rubrica, dal titolo emblematico MA BASTA, per il blog Metropolis Zero, in tragicomico equilibrio tra il livore e il sarcasmo. Quel gioco (auto)distruttivo è continuato, ora stemperandosi ora rinvigorendosi, nel canto poetico. Questo libro è il risultato di alcune per me nuove e "definitive" indagini cardine attorno a cui ruotano utopie, rivalse, effusioni.